giovedì 20 febbraio 2014

NUOVE MINIERE

Le Nuove Miniere di Diamanti

Russia

Larissa Popugayeva
I grandi giacimenti russi nell’odierna repubblica semi-autonoma di Sakha (Yakutia) in Siberia, si cominciarono a sfruttare alla fine del ’950. Queste miniere erano state scoperte qualche anno prima da una geologa russa non come il frutto inatteso di un gioco di ragazzi nel modo in cui precedentemente era accaduto in Brasile ed in Sud Africa, bensì come il risultato di una lunga ricerca, un’attenta osservazione e, infine, una mossa astuta se diamo credito ad una leggenda. Larissa Popugayeva aveva notato che alcune volpi che cercavano cibo nei dintorni del suo accampamento avevano delle striature blu sulla pelliccia e pensò che probabilmente ciò fosse dovuto al fatto che gli animali avevano le loro tane in cunicoli di kimberlite blu. Sparò un colpo di fucile in aria in modo da farle fuggire verso i loro nascondigli. Dopo più di dieci anni di infruttuose ricerche nell’inospitale Siberia, l’accorta Larissa poté così finalmente localizzare i camini
superficiali dei giacimenti.
La Russia degli anni del ’950 non aveva né i mezzi tecnici né quelli economici per sfruttare commercialmente queste risorse, quindi la De Beers si offrì di risolvere il problema in cambio della cessione dell’ottanta percento di tutta la produzione. Philip Oppenheimer (cugino di Harry) era il negoziatore di questo accordo e si racconta che fu firmato in extremis nell’automobile che lo portava all’aereo in partenza per Londra dopo aver passato infruttuose settimane a Mosca seduto al tavolo delle trattative. Da allora il contratto è stato puntualmente rinnovato ad ogni scadenza, con alterne e coloratissime vicende, ma la percentuale venduta alla De Beers è passata dall’ottanta al sessanta percento ed ha continuato a scendere progressivamente e sostanzialmente fino ad azzerarsi nel 2009 per non incorrere nei rigori dell’Antitrust della Commissione Europea. 
I risultati dell’industria estrattiva russa - che può contare su tre importantissime miniere attive ed altre in prospezione - sono rimasti un segreto di stato fino all’inizio del 2005. Analizzando i dati riguardanti il 2003, sembrerebbe che la Russia, con 31 milioni di carati valutati 51 dollari al carato (per un totale di circa 1,2 miliardi di euro), avrebbe tolto il primato del volume al Botswana, che invece, in quell’anno, aveva prodotto 29 milioni di carati valutati 60 dollari al carato (per un totale di circa 1,3 miliardi di euro) ed avrebbe comunque mantenuto il primato del valore. Nel 2005 i ricavi della Russia sarebbero passati a 2,2 miliardi di euro, ovvero il 23 percento della produzione mondiale. [1]

Australia
Maureen Muggeridge
Anche se la sua produzione è drammaticamente scesa nell’ultimo decennio, L’Australia resta uno dei maggiori produttori al mondo, ma in termini di quantità, non di qualità. Le miniere, scoperte intorno al 1974 dalla geologa Maureen Muggeridge nella parte occidentale del paese, vicino a Perth, sono a cielo aperto e si stanno rapidamente esaurendo. Per tornare ad essere produttive, è stato finanziato un investimento di poco meno di un miliardo di dollari per cominciare a scavare in profondità a partire dal 2008, anche se ciò potrebbe risultare antieconomico. La merce australiana è, infatti, di piccola taglia e di qualità modesta: essa è lavorata principalmente a Mumbai, in India, dove il costo della mano d’opera è ancora abbastanza contenuto. Tuttavia l’Australia è anche produttrice di un numero limitatissimo (non più di cinquanta o sessanta pietre l’anno, dal peso variante da mezzo carato ad un paio di carati ciascuna) di preziosissimi diamanti rosa che sul mercato possono raggiungere anche 300-400 mila dollari al carato. [2]

Canada

Le miniere scoperte più di recente sono quelle nel Nord del Canada, il tetto di ghiaccio del continente americano, formato dai Territori di Nordovest (Northwest Territories), la più grande delle dodici province canadesi con un’estensione di 3,5 milioni di chilometri quadrati – più estesa dell’India ma con una popolazione di sole 60.000 persone. La geografia di questa regione è tappezzata da una miriade di laghi con nomi suggestivi. [3]
Nel 1991 il geologo Charles Fipke trovò i primi 81 cristalli di diamante sotto il ghiaccio del Lac de Gras situato a circa 150 chilometri dal Circolo Polare Artico. La sua ricerca fu lunga ed avventurosa: si dice, infatti, che durante la notte egli spiasse le aree infruttuosamente esplorate dai geologi della De Beers che si erano installati in quella zona sin dall’inizio degli anni sessanta del 1900. Fipke capì che granati, cromiti ed ilmeniti – i minerali indicatori della presenza di corpi kimberlitici entro cui sono involucrati i diamanti – erano ‘scivolati’ come in un giro di valzer di centinaia di chilometri, seguendo il costante movimento del ghiacciaio. La scoperta dei giacimenti canadesi provocò un frenetico interesse da parte di numerose compagnie minerarie sia locali sia internazionali. Mettere in produzione la prima miniera, Ekati, costò più di 800 milioni di dollari nel 1998.
Nel 2005 il Canada è stato il terzo produttore al mondo in termini di valore con 1,7 miliardi di dollari per 12,3 milioni di carati, oltre il 15 percento della produzione globale. Di questo, il 30 percento è di qualità “gemma”, destinato alla gioielleria. Questi dati sono destinati ad incrementare in modo esponenziale nei prossimi anni dovuto al fortissimo impegno di varie società estrattive nella zona; è infatti prevista la messa in produzione di nuovi giacimenti  [4] Sotto un altro punto di vista, invece, l’interessante prospettiva per il Canada di diventare un importante centro di taglio da affiancare ad Anversa, Tel Aviv, Mumbai, New York, stenta ancora a realizzarsi.
 
Le principali miniere di diamanti in Canada




[1] Nel 2007 la Russia ha prodotto grezzo per 35,84 milioni di carati, con un valore di 2,3 miliardi di dollari corrispondente ad una media di $ 64 per carato. (Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).
[2] Nel 2007 l’Australia ha prodotto grezzo per 19 milioni di carati, con un valore di 380 milioni di dollari corrispondente ad una media di soli $ 20 per carato. (Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).
[3] Le prime ricerche di materiali preziosi quali oro e diamanti in Canada risalgono addirittura al 1534, quando il navigatore francese Jacques Cartier, inviato da Francesco I, compì una serie di viaggi nelle desolate terre del Labrador e Terranova. Esplorò il corso del fiume San Lorenzo e pose le basi della colonizzazione del Canada che la Francia, tuttavia, non pensò di sviluppare. Cartier (la cui discendenza nella famiglia dei noti gioiellieri resta dubbia) mandò al re una serie di cristalli trovati in una zona dove poi sorse la città di Montreal e da lui ritenuti essere diamanti. Francesco I usò un sistema sbrigativo per esaminare le pietre, prendendole a martellate su un’incudine. Essendo queste in realtà quarzi e piriti, si frantumavano. L’odierna Québec resta l’unica provincia francofona dello sterminato territorio canadese.
[4] Nel 2007 il Canada ha prodotto grezzo per 16,8 milioni di carati, con un valore di 1,9 miliardi di dollari corrispondente ad una media di $ 114 per carato. (Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).

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