domenica 16 febbraio 2014

LA DE BEERS E GLI OPPENHEIMER

La De Beers e gli Oppenheimer, i primi cento anni

Se Rhodes aveva tenuto a battesimo l’industria dei diamanti, chi la sviluppò compiutamente fu Ernest Oppenheimer. Nato in una numerosa famiglia di Francoforte in Germania - il padre era un mercante ebreo di sigari - egli lavorava a Londra per uno dei dieci “sightholders” esclusivi, in altre parole i clienti diretti che si riforniscono mensilmente di grezzo dalla De Beers. [1] Nel 1902, appena ventiduenne, fu mandato a Kimberley per seguire il delicato lavoro di assortimento del grezzo secondo le oltre 5.000 categorie di qualità in cui è diviso. Svolgerà questa mansione per quindici anni, diventando anche sindaco di Kimberley ed, in seguito, membro del parlamento Sudafricano. Nel 1917 costituì la Anglo American che si occupava dello sfruttamento dei ricchissimi giacimenti auriferi del Sud Africa, ma fu subito evidente che anche i diamanti rientravano nei progetti a lungo termine di questo nuovo gruppo. Dal 1929 fino alla sua morte sopravvenuta nel 1957, Oppenheimer presiederà sia l’Anglo American sia la De Beers.

Ernest Oppenheimer s’impegnò sempre a fondo per avere il controllo del mercato dei diamanti. Di conseguenza, con la costituzione di una serie di società collegate alla De Beers che poi confluiranno tutte nella Central Selling Organisation - CSO, il canale unico di vendita sempre contemplato da Rhodes - creò un monopolio quasi assoluto dell’estrazione e vendita dei diamanti, anche tenendo in considerazione che a quei tempi le uniche miniere attive esistevano solo nel continente africano e la De Beers si affrettava a stringere patti di cooperazione con i governi degli stati in cui si venivano scoprendo nuovi giacimenti come, ad esempio, la Namibia.


Ernest and Harry Oppenheimer

Tuttavia non sempre il CSO riuscì a mantenere stabile il prezzo del diamante. Vi furono, nonostante tutto, oscillazioni paurose: durante la grande Depressione americana le vendite erano calate così rapidamente che la De Beers fu costretta a chiudere tutte le miniere dal 1932 al 1944, accontentandosi di mettere in vendita con molta cautela gli stock al ritmo di 12-15 milioni di dollari l’anno. Per riprendere quota si rendeva imperativa una magistrale operazione di marketing. Ci pensò Harry Oppenheimer, figlio di Ernest, che dapprima introduce le famose “4C” (Color, Clarity, Cut, Carat ovvero Colore, Purezza, Taglio e Peso, i quattro criteri basilari di qualità e valore delle pietre tagliate per i consumatori) ed in seguito lancia una pubblicità generica a livello mondiale con il celebre slogan “A Diamond is Forever” (un diamante è per sempre) che per svariati decenni fu il cavallo di battaglia della società.

Harry Oppenheimer sarà presidente della De Beers dal 1957 al 1984. Quando suo figlio Nicky subentrò, si trovò di fronte le porte del nuovo millennio e la necessità assoluta di rinnovare dalle basi un colosso multinazionale che aveva già superato il secolo di vita ed un fatturato annuale di quattro miliardi di dollari. Nicky, con un’operazione molto ardita del valore di $ 16,2 miliardi, privatizzò la compagnia che diventò così di proprietà della famiglia (45 percento), di Anglo American (40 percento) e della repubblica del Botswana (15 percento); azzerò lo stock di grezzo che era arrivato ad un valore di cinque miliardi di dollari; cedette per $ 250 milioni il diritto ad usare il nome “De Beers” (che era stato reclamizzato per oltre mezzo secolo in tutto il mondo) alla LVMH di Bernard Arnault, il mostro sacro del super lusso; cambiò il nome della Central Selling Organisation (in cui forse ancora echeggiavano le regole imperialistiche del Syndicate di Rhodes) in Diamond Trading Company, [2] facendone un’impresa completamente nuova ed indipendente. Infine dimezzò il numero dei sightholders ad ottantaquattro. [3]


Nicky Oppenheimer

Nel corso della sua esistenza la De Beers è costantemente progredita e si è evoluta e con essa le nazioni africane dove è massicciamente presente, principalmente Sud Africa, Namibia e Botswana. [4] Qui, se non altro, non vi sono le sanguinose guerre civili in atto in altre nazioni diamantifere come Angola, ex Zaire, Sierra Leone, Ghana, Liberia che rappresentano il quattro percento del fatturato totale. Il Kimberley Process, il protocollo fortemente voluto da Nicky Oppenheimer ed altri organismi internazionali per combattere il fenomeno dei cosiddetti “diamanti insanguinati”, impegna i suoi sottoscrittori a non comprare né vendere i diamanti illegali provenienti da queste aree. Bisogna riconoscere che, fino dalla sua fondazione nel 1888, De Beers ha sopravvissuto a due guerre mondiali, la crisi del 1929 negli Stati Uniti, la dissoluzione dell’Unione Sovietica del 1991,  la fine della segregazione razziale in Sud Africa nel 1994. Pur perdendo delle considerevoli quote di mercato, ha sopravvissuto anche alla scoperta e messa in produzione dei nuovi giacimenti diamantiferi (vedi capitolo più avanti) in Russia, Australia, Canada e, ultimamente, nello Zimbabwe.

 De Beers, oggi

Fino agli anni 80 del 1900, De Beers controllava saldamente l’85-90 percento del mercato globale, in altre parole gestiva un monopolio incontrastato dell’estrazione e commercio del grezzo di diamante ma, dopo il 2000, le cose sono sostanzialmente cambiate anche per la scoperta delle nuove miniere come abbiamo visto nel precedente capitolo. Oggi De Beers controlla solo il 35-40 percento del mercato globale del grezzo (quindi non è più un monopolio assoluto) ma anche il suo assetto societario è stato completamente rivoluzionato. Nell’agosto 2012, infatti, Anglo American ha acquistato alla famiglia Oppenheimer il 40 percento delle azioni ancora di sua proprietà per 5,1 miliardi di dollari, arrivando così a detenere l’85 percento del capitale, mentre il restante 15 percento resta alla repubblica del Botswana. Ne consegue che la sede, la direzione, gli uffici e tutta la logistica della De Beers sono stati spostati da Londra a Gaborone, capitale del Botswana.
Concludendo: l’andamento delle vendite totali della De Beers nel 2012 riflettono pienamente le contrazioni dovute ai grandi cambiamenti intercorsi nell’ambito societario e la recessione ancora in atto a livello mondiale. Le vendite sono state di 6,1 miliardi di dollari (meno 16 % rispetto al 2011 con $ 7,3 miliardi). Un leggero incremento nelle vendite si è invece registrato nel 2013 con 6,4 miliardi. La produzione di grezzo era stata di circa 28 milioni di carati nel 2012 e di circa 31 milioni di carati nel 2013 con un incremento di circa il 12 percento.  

  
Gaborone, capitale del Botswana

  




[1] I nomi dei dieci membri del London Diamond Syndicate di quell’epoca erano: Wernher & Beit, Barnato, Mosenthal, Dunkelsbuhler, Joseph, Cohen, Lilienfeld, Gervers, Neumann e Feldheimer. Ernest Oppenheimer, insieme con alcuni dei suoi fratelli, lavorava con Dunkelsbuhler con cui aveva vincoli di parentela.
[2] La Diamond Trading Company (DTC) è una delle prime società fondate da Ernest Oppenheimer verso il 1930 che in seguito vennero a formare il CSO.
[3] Nel maggio 2008, il numero dei clienti diretti della DTC era sceso ulteriormente a 79. Il contratto di fornitura di grezzo ai sightholders è stato completamente revisionato negli anni successivi.
[4] Nelle sette miniere attive in Sudafrica, De Beers ha prodotto almeno il 95% del fatturato di diamanti della nazione con 15,74 milioni di carati per un totale di quasi un miliardo e mezzo di dollari ($95 per carato di media). La Namibia (attraverso Namdeb, consociata con De Beers) ha recuperato 2,87 milioni di carati di alta qualità (una media di ben $ 283 per carato), principalmente dalle operazioni che si svolgono in mare di fronte alla costa. Il valore totale si aggira sugli 814 milioni di dollari. Il Botswana (attraverso Debswana) è il maggior produttore del mondo in termini di valore: 3,33 miliardi di dollari per 32,8 milioni di carati (media p.c. $ 101). Tutti i dati si riferiscono al 2007 e sono stati elaborati da Chaim Even-Zohar, un noto analista del settore.

1 commento:

  1. Sarebbe una grande operazione di immagine se la ormai secolare e potente azienda DE BEERS partecipasse ulteriormente con la sua forza finanziaria allo sviluppo sociale dell'Africa.
    Molto bella la foto del Sig. Nicky Oppenhimer

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