INTRODUZIONE AL DIAMANTE 1
…in India, dalle
leggende alla realtà…
I diamanti si sono formati in tre distinte ere
geologiche molto remote: la prima dai quattro ai 3,5 miliardi di anni fa, la
seconda circa tre miliardi di anni fa e la terza 1,2 miliardi di anni fa. [1] Sembra
che proprio questa possa aver generato gli ultimi diamanti, vale a dire che la
terra è diventata troppo “vecchia” - o troppo fredda all’interno - per riuscire
ancora a creare una simile meraviglia della natura. Essi nascono a duecento
chilometri sotto la crosta terrestre a temperature di 1200 gradi e pressioni di
oltre cinquantamila atmosfere. Questi sono elementi indispensabili perché gli
atomi di carbonio si uniscano e si compattino molto strettamente fra loro. Per
avere un'idea della pressione necessaria a cristallizzare il carbonio in
diamante, bisogna immaginare di ribaltare la Torre Eiffel e di piazzare la sua
punta sul palmo della mano. Fenomeni tellurici, spostamenti dei continenti e,
principalmente, le eruzioni vulcaniche accadute in milioni di anni hanno
trasportato in superficie i cristalli, attraverso il magma, in due differenti
tipi di giacimenti: i primari (quelli scavati dall’uomo) e gli
alluvionali (quelli
lungo i corsi d’acqua).
Un diamante grezzo perfettamente formato |
I diamanti, si sa, sono rari ed anche costosissimi
da estrarre: bisogna scavare quattro tonnellate di terra e sassi per ricavare
un carato di grezzo di cui in seguito si perderà dal 60 al 70 percento del suo
peso per tagliarlo adeguatamente. Per rendere l'idea della rarità di quest’affascinante
e prezioso dono della natura, bisogna sapere che tutti i diamanti tagliati di
qualità gemma - quindi solo quelli destinati a adornare un gioiello - prodotti
nel mondo negli ultimi 4000 anni non riuscirebbero a riempire una stanza di
cinque metri cubici. In totale, sia di qualità gemma sia di qualità
industriale, sarebbero state estratte poco più di 200 tonnellate di grezzo, la
cui produzione è cresciuta 50 volte nell’ultimo secolo.
La storia dei diamanti va di pari passo con quella dell’uomo, permeata di miti, leggende e sortilegi ma sempre
sorretta da un’ineluttabile realtà. Il primo uso pratico dei diamanti grezzi
risale a seimila anni fa, in pieno periodo neolitico: sembra che fossero usati
per affilare le asce tribali in pietra usate durante le cerimonie di sepoltura
in quel vasto territorio che oggi è la Cina. Dal 2500 a.C. e fino al XVIII secolo
essi rimasero una prerogativa assoluta dell’India dove gli esemplari migliori
erano sempre destinati ai regnanti. Citati nella Bibbia, i diamanti erano quasi
sconosciuti ai Greci che tuttavia gli attribuirono il nome di adamas, invincibile. Essi ebbero il gran
favore dei Romani delle classi più alte, affascinati più che dalla loro rarità
e durevolezza dal significato mistico e magico che era loro attribuito. Quasi
sicuramente furono gli stessi intraprendenti mercanti arabi che, dovendo affrontare
i mille pericoli del lungo viaggio verso occidente per mare e per terra, infondevano
nelle pietre alcuni valori aggiunti.
Platone scrisse che essi racchiudevano gli spiriti
eletti, altri pensavano che fossero frammenti di stelle ed in ciò probabilmente
vi è un briciolo di verità, giacché all’interno di alcune meteoriti cadute
sulla terra si sono ritrovati dei nano-diamanti. Ma una delle leggende più
belle è quella, antichissima, di Alessandro Magno nella Valle dei Diamanti, un
luogo assolutamente straordinario al confine del Khorasan nell’India del nord,
una sorta di profondissima miniera dove dei grandi serpenti facevano buona
guardia impietrendo i malintenzionati con un semplice sguardo. Alessandro - che
non si fermava facilmente di fronte alle avversità - fece approntare degli
specchi di metallo e li fece porre di fronte ai serpenti affinché essi stessi,
guardandosi a vicenda, cadessero impietriti, lasciando così liberi i suoi
soldati di raccogliere le pietre. Questa leggenda così affascinante fu anche
ripresa, con opportune variazioni, dal Milione di Marco Polo e dalle Mille e
una notte.
Tutto ciò di cui si è a conoscenza sui diamanti
indiani fino al XVIII secolo, si deve ad un viaggiatore e mercante francese,
Jean-Baptiste Tavernier, che compì ben sei viaggi in Turchia, Persia ed India
tra il 1631 ed il 1668. Nei suoi resoconti, Tavernier riporta con grande
accuratezza l’ubicazione delle miniere, le tecniche di estrazione, i primi
tentativi di taglio, la valutazione commerciale delle pietre, la descrizione
degli immensi tesori degli imperatori Moghul e le loro illimitate collezioni di
pietre preziose. Una precisazione: quando si parla dei grandi
diamanti indiani di eccezionale qualità, spesso si indicano come provenienti
dalla “miniera di Golconda”. Questa non è mai stata una miniera, bensì una
fortezza militare nello stato dell’Andrha Pradesh che divenne un centro di
scambio per il grezzo proveniente dalle miniere della zona (distanti peraltro
“da cinque a sette giorni di viaggio” come Tavernier scrive), Raolconda e
Kollur, che impiegavano 60.000 persone. Oggi Golconda si può geograficamente
localizzare con Hyderabad.
Su un piano puramente congetturale, si può
ipotizzare che nel corso di quasi diciotto secoli gli Indiani hanno estratto da
tutti i loro giacimenti, situati principalmente nell’altopiano del Deccan, dai
venti ai trenta milioni di carati di grezzo. Verso la fine del XVII secolo si
recuperavano annualmente dai 50.000 ai 100.000 carati; nel XX secolo questa
cifra si abbassa gradualmente fino a 20.000 carati. Nel 1996, l’unica miniera
indiana ancora in funzione – Panna, nello stato del Madhya Pradesh a sud di
Nuova Delhi – ha prodotto 20.000 carati e 84.000 nel 2003. Si calcola che le riserve attuali di grezzo indiano
superino un milione di carati; a questo proposito, dal 2004 l’area di prospezione
di svariate società minerarie locali ed internazionali si è notevolmente estesa
nelle due miniere più attive, Panna e Bunder, pur fra svariati problemi
burocratici, tecnici e politici. [2]
L'odierna area di produzione dei diamanti in India |
[1] Studi
recenti indicano fra i giacimenti più antichi quelli canadesi, poi quelli dell’Africa
del Sud ed infine quelli in Siberia.
[2] Tutte le
cifre di produzione di diamanti in questo paragrafo sono elaborazioni di dati
rilasciati dal GJEPC, Gem & Jewellery Export Promotion Council del
Ministero dell’Industria e Commercio indiano.
Nessun commento:
Posta un commento