Le Nuove Miniere di Diamanti
Russia
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Larissa Popugayeva |
I grandi giacimenti russi
nell’odierna repubblica semi-autonoma di Sakha (Yakutia) in Siberia, si
cominciarono a sfruttare alla fine del ’950. Queste miniere erano state
scoperte qualche anno prima da una geologa russa non come il frutto inatteso di
un gioco di ragazzi nel modo in cui precedentemente era accaduto in Brasile ed
in Sud Africa, bensì come il risultato di una lunga ricerca, un’attenta
osservazione e, infine, una mossa astuta se diamo credito ad una leggenda. Larissa
Popugayeva aveva notato che alcune volpi che cercavano cibo nei dintorni del
suo accampamento avevano delle striature blu sulla pelliccia e pensò che probabilmente
ciò fosse dovuto al fatto che gli animali avevano le loro tane in cunicoli di
kimberlite blu. Sparò un colpo di fucile in aria in modo da farle fuggire verso
i loro nascondigli. Dopo più di dieci anni di infruttuose ricerche
nell’inospitale Siberia, l’accorta Larissa poté così finalmente localizzare i
camini
superficiali dei giacimenti.
La Russia degli anni del ’950 non
aveva né i mezzi tecnici né quelli economici per sfruttare commercialmente
queste risorse, quindi la De Beers si offrì di risolvere il problema in cambio
della cessione dell’ottanta percento di tutta la produzione. Philip Oppenheimer
(cugino di Harry) era il negoziatore di questo accordo e si racconta che fu
firmato in extremis nell’automobile che lo portava all’aereo in partenza per
Londra dopo aver passato infruttuose settimane a Mosca seduto al tavolo delle
trattative. Da allora il contratto è stato puntualmente rinnovato ad ogni
scadenza, con alterne e coloratissime vicende, ma la percentuale venduta alla
De Beers è passata dall’ottanta al sessanta percento ed ha continuato a
scendere progressivamente e sostanzialmente fino ad azzerarsi nel 2009 per non
incorrere nei rigori dell’Antitrust della Commissione Europea.
I risultati dell’industria
estrattiva russa - che può contare su tre importantissime miniere attive ed
altre in prospezione - sono rimasti un segreto di stato fino all’inizio del
2005. Analizzando i dati riguardanti il 2003, sembrerebbe che la Russia, con 31
milioni di carati valutati 51 dollari al carato (per un totale di circa 1,2 miliardi
di euro), avrebbe tolto il primato del volume al Botswana, che invece, in quell’anno,
aveva prodotto 29 milioni di carati valutati 60 dollari al carato (per un
totale di circa 1,3 miliardi di euro) ed avrebbe comunque mantenuto il primato
del valore. Nel 2005 i ricavi della Russia sarebbero passati a 2,2 miliardi di
euro, ovvero il 23 percento della produzione mondiale.
[1]
Australia
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Maureen Muggeridge |
Anche se la sua produzione è
drammaticamente scesa nell’ultimo decennio, L’Australia resta uno dei maggiori
produttori al mondo, ma in termini di quantità, non di qualità. Le miniere,
scoperte intorno al 1974 dalla geologa Maureen Muggeridge nella parte
occidentale del paese, vicino a Perth, sono a cielo aperto e si stanno
rapidamente esaurendo. Per tornare ad essere produttive, è stato finanziato un
investimento di poco meno di un miliardo di dollari per cominciare a scavare in
profondità a partire dal 2008, anche se ciò potrebbe risultare antieconomico.
La merce australiana è, infatti, di piccola taglia e di qualità modesta: essa è
lavorata principalmente a Mumbai, in India, dove il costo della mano d’opera è
ancora abbastanza contenuto. Tuttavia l’Australia è anche produttrice di un
numero limitatissimo (non più di cinquanta o sessanta pietre l’anno, dal peso
variante da mezzo carato ad un paio di carati ciascuna) di preziosissimi diamanti
rosa che sul mercato possono raggiungere anche 300-400 mila dollari al carato.
[2]
Canada
Le miniere scoperte più di
recente sono quelle nel Nord del Canada, il tetto di ghiaccio del continente americano,
formato dai Territori di Nordovest (Northwest Territories), la più grande delle dodici province
canadesi con un’estensione di 3,5 milioni di chilometri quadrati – più estesa
dell’India ma con una popolazione di sole 60.000 persone. La geografia di
questa regione è tappezzata da una miriade di laghi con nomi suggestivi.
[3]
Nel 1991 il geologo Charles Fipke
trovò i primi 81 cristalli di diamante sotto il ghiaccio del Lac de Gras situato
a circa 150 chilometri dal Circolo Polare Artico. La sua ricerca fu lunga ed
avventurosa: si dice, infatti, che durante la notte egli spiasse le aree
infruttuosamente esplorate dai geologi della De Beers che si erano installati
in quella zona sin dall’inizio degli anni sessanta del 1900. Fipke capì che
granati, cromiti ed ilmeniti – i minerali indicatori della presenza di corpi
kimberlitici entro cui sono involucrati i diamanti – erano ‘scivolati’ come in
un giro di valzer di centinaia di chilometri, seguendo il costante movimento
del ghiacciaio. La scoperta dei giacimenti canadesi provocò un frenetico
interesse da parte di numerose compagnie minerarie sia locali sia
internazionali. Mettere in produzione la prima miniera, Ekati, costò più di 800
milioni di dollari nel 1998.
Nel 2005 il Canada è stato il
terzo produttore al mondo in termini di valore con 1,7 miliardi di dollari per
12,3 milioni di carati, oltre il 15 percento della produzione globale. Di
questo, il 30 percento è di qualità “gemma”, destinato alla gioielleria. Questi
dati sono destinati ad incrementare in modo esponenziale nei prossimi anni
dovuto al fortissimo impegno di varie società estrattive nella zona; è infatti
prevista la messa in produzione di nuovi giacimenti
[4] Sotto un
altro punto di vista, invece, l’interessante prospettiva per il Canada di diventare
un importante centro di taglio da affiancare ad Anversa, Tel Aviv, Mumbai, New
York, stenta ancora a realizzarsi.
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Le principali miniere di diamanti in Canada |
Nel 2007 la Russia ha prodotto grezzo per 35,84 milioni di carati, con un
valore di 2,3 miliardi di dollari corrispondente ad una media di $ 64 per
carato. (Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).
Nel 2007 l’Australia ha prodotto grezzo per 19 milioni di carati, con un valore
di 380 milioni di dollari corrispondente ad una media di soli $ 20 per carato.
(Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).
Le prime ricerche di materiali preziosi quali oro e diamanti in Canada
risalgono addirittura al 1534, quando il navigatore francese Jacques Cartier,
inviato da Francesco I, compì una serie di viaggi nelle desolate terre del
Labrador e Terranova. Esplorò il corso del fiume San Lorenzo e pose le basi
della colonizzazione del Canada che la Francia, tuttavia, non pensò di
sviluppare. Cartier (la cui discendenza nella famiglia dei noti gioiellieri
resta dubbia) mandò al re una serie di cristalli trovati in una zona dove poi
sorse la città di Montreal e da lui ritenuti essere diamanti. Francesco I usò
un sistema sbrigativo per esaminare le pietre, prendendole a martellate su
un’incudine. Essendo queste in realtà quarzi e piriti, si frantumavano. L’odierna
Québec resta l’unica provincia francofona dello sterminato territorio canadese.
Nel 2007 il Canada ha prodotto grezzo per 16,8 milioni di carati, con un valore
di 1,9 miliardi di dollari corrispondente ad una media di $ 114 per carato.
(Dati elaborati da Chaim Even-Zohar).