Nel
corso dell’estate del 2014 si sono tenute svariate commemorazioni e convegni sul
centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra. Il noto
giornalista specializzato nell’industria dei diamanti Chaim Even Zohar,
tuttavia, ci fa scoprire che in quei giorni un altro tipo di guerra stava
iniziando: quella fra i produttori di diamanti all’alba della nascita di una
serie di accordi – e disaccordi – internazionali. Il seguente interessantissimo
articolo The Day that Forever Shaped the
Diamond World, tradotto da Guido Giovannini Torelli, è stato pubblicato in
inglese il 31 luglio 2014 sul sito www.idexonline.com
Il
Giorno che Fu Creato l’Universo dei Diamanti
di
Chaim Ever Zohar
Il 30 luglio 1914 – cento anni fa – due tipi di negoziazioni
completamente differenti tra loro si svolgevano in alcune sale di riunione ed uffici
governativi saturi di fumo: una doveva impedire lo scoppio della Prima Guerra
Mondiale e l’altra doveva impedire il temuto crollo del mondo dei diamanti.
Mentre la prima è ben documentata, la seconda è più complicata ed io mi sono spesso
chiesto se, in quel tempo, i governanti dei paesi produttori avessero
realizzato l’enormità dell’impatto delle azioni derivanti da queste
discussioni.
Osserviamo dunque gli eventi paralleli che
accaddero in quel fatidico giovedì 30 luglio 1914 e nel susseguente fine
settimana. Gli storici riportano che durante il giorno gli imperatori,
ambasciatori, primi ministri e politici di tutto il mondo si scambiavano
proposte, garanzie, assicurazioni, minacce; poi, a notte fonda, arrivò l’ordine
di “mobilitazione” della Russia e ciò cambiò istantaneamente l’agenda globale
cercando di evitare che il conflitto fra Austria e Serbia deflagrasse in una
guerra mondiale, cosa che tuttavia successe quella stessa domenica.
Nel 1918, i quattro imperi europei che rimasero
coinvolti nel conflitto erano completamente distrutti; da quindici a venti
milioni di persone vi avevano trovato la morte; i motivi che avevano tramutato
una semplice battaglia nella penisola balcanica in una Grande Guerra erano
divenuti marginali; la susseguente eruzione del comunismo e del fascismo era ancora
più pericolosa degli antidoti pianificati dagli Alleati contro questi fenomeni
prima della guerra.
Ad un seminario di Progressive Economy tenutosi a Washington durante la settimana [di
fine luglio 2014, N.d.T.] alcuni studiosi
hanno valutato che oggi, un secolo dopo, “l’evento bellico e le sue conseguenze
ancora pongono degli imbarazzanti interrogativi sulla politica e la natura
umana: le ragioni per le quali la diplomazia e gli armamenti possono andare in
crisi; le relazioni fra la politica astratta e le decisioni tattiche dei
governi e dei capi militari; l’umore della gente e l’esperienza dei soldati e,
soprattutto, le imprevedibili conseguenze di un conflitto”.
Gli
Anni di Formazione dell’Industria dei Diamanti
Questi pensieri su politica e natura umana
emergevano anche negli anni che dettero vita all’industria dei diamanti,
partendo dall’estrazione per arrivare alla loro commercializzazione. All’inizio
del XX secolo, il Sud Africa mise a profitto quello che era chiamato un
“monopolio naturale” sulla produzione del minerale. In quel tempo vi erano
miniere in concorrenza ed un “sindacato” basato a Londra, costituito da
distributori indipendenti che s’impegnavano ad acquistare delle quote di
produzione da alcune specifiche miniere.
Nei primi anni del 1900, il novantotto percento
circa dei diamanti grezzi proveniva da una sola zona geografica, da una
nazione. Questa circostanza venne a cambiare nel 1908 quando i diamanti
alluvionali furono trovati nelle aride sabbie del deserto dell’Africa del Sud
Ovest (oggi Namibia). Nel 1894 il Cancelliere tedesco Bismarck aveva posto quel
territorio sotto il protettorato della Germania, assoggettando gli Ottentotti
ed altre tribù locali.
In quei tempi, la De Beers mostrò uno scarso
interesse nelle miniere alluvionali (a cielo aperto), credendo invece che, a
lungo termine, il futuro dell’estrazione fosse basato nelle miniere sotterranee
(di scavo). La compagnia semplicemente sottovalutò la minaccia posta dalla
produzione alluvionale. La recessione americana del 1907 aveva rallentato il
commercio globale dei diamanti; le miniere della De Beers (che all’epoca era
solo uno dei produttori) erano state chiuse, la produzione dimezzata, il
personale dismesso e le giacenze aumentavano. Questi erano i giorni prima della
guerra. Uno storico scrive: “De Beers ed il Sindacato non erano eccessivamente
preoccupati dai depositi alluvionali dell’Africa del Sud Ovest. I direttori
della De Beers, saldamente votati com’erano all’estrazione sotterranea, erano caparbi
e, come molti uomini anziani, molto conservativi nelle loro scelte. De Beers
era diventata un’organizzazione
sonnolenta” (Jessup).
Il non rivolgere seriamente la propria attenzione
al controllo di questi depositi nel Sud Ovest dell’Africa, provò essere un
errore storico per la De Beers. Ben presto quindici piccole compagnie minerarie
stavano estraendo diamanti da una striscia di costa di circa cento chilometri,
dopo aver ricevuto le concessioni dalla Kolonial Gesellschaft che poi si sviluppò
nella Deutsche Diamanten Gesellschaft. Quest’ultima possedeva tutti i diritti
estrattivi per un accordo con l’ufficio tedesco delle Colonie (vi erano solo
due concessioni date a “stranieri”).
I tedeschi ricalcarono punto per punto il sistema
di vendita del sindacato di Londra. Nel 1900 fu stabilito un comitato di
controllo chiamato Diamanten-Regie Gesellschaft che era incaricato di vendere
tutta la produzione. La Regie eludeva Londra e vendeva la maggior parte del suo
prodotto attraverso un sindacato di Anversa con il quale aveva un contratto (Quando
alcuni lotti erano messi all’asta, l’offerta fatta da Anversa superava di
solito quella di Londra – almeno fino al 1913). I commercianti di Anversa
riuscivano ad ottenere dei prezzi quasi doppi per la loro merce in quel periodo
prima della guerra.
“Relazioni
Ostili” fra Compagnie Minerarie in Competizione
La maggior parte di noi è cresciuta in un ambiente
dominato dal cartello del diamante che vanta una maniera piuttosto “signorile”
di interagire fra i partecipanti al cartello stesso ma anche con la concorrenza
“esterna”. Il riconoscimento e la realizzazione che, alla base, vi fosse l’interesse
comune o l’interdipendenza economica, non vennero mai meno fra i produttori. Ma
questo non era lo stato delle cose nel periodo prima del 1914 nell’allora
ancora limitata comunità mineraria.
Per far capire come stavano i fatti, nel 1913 la
produzione mondiale del grezzo fu di 6,7 milioni di carati con il valore di
circa £ 12 milioni ai prezzi del 1913. Più del 44 percento del minerale
estratto era di qualità industriale. Nel 1914, a cinque mesi dall’inizio della
guerra, la produzione fu ridotta a 5,4 milioni di carati. [Usando i parametri
del potere d’acquisto che indicano che cosa si può comprare oggi con £ 12
milioni ai prezzi del 1913, questa cifra è diventata l’equivalente di £ 941,5
milioni oppure $ 1,59 miliardi – quindi circa il 10 percento della produzione
mondiale attuale. Secondo questi parametri, in termini di valore, la produzione
era allora di $ 237 per carato ai prezzi odierni].
Ma ritorniamo al passato. Nel 1913 De Beers
gestiva quattro miniere in Sud Africa che producevano un totale di circa 2,2
milioni di carati. Sempre in Sud Africa, l’antagonista miniera Premier, nello
stesso anno, produceva una quantità identica di grezzo (presto il livello andò
molto al di sotto di un milione di carati a causa dell’impoverimento delle
risorse). Premier non voleva ridurre la sua produzione in modo artificiale sui
libri contabili e questo non piaceva assolutamente alla De Beers. Il seguente
commento ci da una vivida immagine delle relazioni che intercorrevano fra le
due società:
“L’ostilità fra De Beers e Premier è continuata
senza sosta scagliandosi l’una contro l’altra bordate di rabbiose accuse. Il
presidente della Premier ha riportato ‘gli
attacchi continui e costanti rivolti contro di noi da questi sommi sacerdoti
della religione del diamante: il Taschi Lama di Jagersfontein ed il Dalai Lama
di Kimberly … Tutto quello che posso dire è che né le proteste del presidente
della De Beers né le contro-proteste del presidente della società di
Jagersfontein ridurranno la produzione di questa compagnia di un solo carato’ ’’
(Jessup).
L’idea che Premier volesse volontariamente
rientrare in un sistema di quote di produzione sembrava, a quel tempo, una
missione impossibile.
La
Conferenza di Londra
All’inizio del 1914 il governo del Sud Africa era
molto preoccupato. Alcune miniere (Premier) stavano sperimentando un decremento
nell’attività estrattiva e, di conseguenza, riscuoteva meno tasse. Aveva quindi
spinto Premier, Jagersfontein e De Beers a fare delle offerte per la produzione
proveniente dal Sud Ovest dell’Africa ma Anversa pagava sempre qualcosa di più.
In Sud Africa il governo poteva sempre forzare le miniere a ridurre
l’estrazione in periodi avversi – tuttavia le miniere alluvionali del Sud Ovest
non dovettero mai ricorrere a restrizioni produttive. L’allora ministro delle
finanze sud africano Smuts pensò che si sarebbe dovuto fare un tentativo per
portare la Germania al tavolo per negoziare la creazione di un cartello di
produzione. Quello fu il vero primo tentativo di organizzare le società
minerarie in un contesto multinazionale.
Il Foreign Office tedesco approvò l’iniziativa ma
insistette che le negoziazioni si tenessero a Londra, dove poteva essere discusso
un sistema di quote nel quale ogni associato al cartello (broker) [1] s’impegnava
ad acquistare una quota fissa della produzione. De Beers era favorevole
all’idea, come ricorda un altro storico: “Al minimo accenno di un convegno, si cominciò
a dire che il mercato potesse essere influenzato dai segni di cooperazione per
ridurre l’eccesso di produzione”.
La data fu fissata per il 14 luglio 1914. I
quattro maggiori produttori sud africani (De Beers, Premier, Jagersfontein,
Koffiefontein) e quattro membri del sindacato di Londra s’incontrarono con i
capi della Regie. (Ernest Oppenheimer partecipò solo come un rappresentante del
broker Dunkelsbuhler. [2] A
quell’epoca, infatti, nessun membro della famiglia Oppenheimer era direttamente
coinvolto nella De Beers). Alla conferenza i termini per le quote
internazionali furono discussi per la prima volta. Le compagnie minerarie
fecero di tutto per mantenere segreti i termini dell’accordo ma il governo
britannico non ne fu informato quindi fu considerato come uno specifico
contratto commerciale.
Il convegno si concluse con il gradimento di tutti
i partecipanti il 30 luglio 1914.
Termini
dell’Accordo Tripartito
Il biografo di Ernest Oppenheimer si riferisce a
questi fatti come “l’accordo tripartito stipulato fra i produttori sud africani,
la Regie tedesca ed il sindacato di Londra” (Gregory). I membri stabilirono che
avrebbero posto un tetto massimo alla distribuzione mondiale di diamanti di £
12,5 milioni (che corrisponde infatti al totale venduto nell’anno 1913). Le
quote furono fissate al 48 percento per De Beers, 19 per Premier, 11 per
Jagersfontein e 21 per la Regie che avrebbe continuato a gestire tutte le
operazioni nel Sud Ovest Africa.
L’importanza dell’Accordo Tripartito risiede
nell’adozione delle procedure che, nel corso degli anni, evolsero in contratti
di collaborazione fra il sindacato di Londra e la De Beers nei quali erano
stabiliti gli assortimenti standard a prezzi base ed una percentuale fissa da
riconoscere al venditore sui profitti ottenuti senza dividerli con i produttori.
Vi era anche la costituzione di un “comitato di controllo” come già aveva fatto
la Regie con due membri per ogni produttore e l’arbitraggio delle dispute da
parte di “commissari” designati dai governi della Germania e del Sud Africa.
Abbiamo cercato di trovare dettagli sulle
percentuali di commissione pagate. Una fonte afferma che “il sindacato avrebbe
ricevuto una commissione del 4 percento del totale netto delle vendite più il 5
percento dei profitti, se ve ne fossero stati”. Le scorte dei vari membri del
sindacato detenute all’inizio degli accordi sarebbero state messe in una cassa
comune e sarebbero state vendute lungo un periodo di tre anni. I membri del
sindacato potevano anche acquistare merce “all’esterno” ma con un tetto massimo
di £ 500.000 l’anno.
L’Accordo Tripartito non fu mai attuato poiché
pochi giorni dopo la firma scoppiò la guerra. Oggi ci chiediamo se le persone
che parteciparono alle riunioni della fine di luglio 1914 immaginassero che un
grande conflitto internazionale potesse deflagrare in qualsiasi momento.
Probabilmente no. Gli storici concordano tuttavia nel rimarcare che, anche se
questo Accordo non fu mai applicato, ciò non diminuisce il suo significato
storico.
“I suoi obiettivi erano più che accademici. La
piramide delle quote adottata ed il generale accoglimento del modo di condurre
gli affari del sindacato come un modello di cartello dei produttori mondiali di
diamanti era, di fatto, un enorme passo avanti nel regolamento internazionale per
contratto del commercio di merci che erano rapidamente andate in
iperproduzione. La lezione principale negli anni dopo il 1903 fu capita quando
il sindacato e De Beers si resero conto che potevano influenzare i parametri
della rivendita (ovvero le forniture ai centri di taglio) per la qualità gemma,
ma non potevano controllare il flusso delle grandi quantità di pietre di
qualità inferiore (near-gems e industrials, N.d.T.) poco prima della
guerra” (Jessup).
L’altra cosa interessante di questo Accordo Tripartito
è che i produttori decisero di dare scarsi dettagli ai propri azionisti. Vi
furono certi accordi sui quali, anche allora, nessuno voleva parlare.
L’Industria
del Diamante Prima della Guerra del 1914
Quando la Conferenza di Londra ebbe luogo, Amsterdam
ed Anversa davano impiego a circa 22.000 lavoratori del diamante. La Germania
ne aveva 800, la Svizzera 400 e meno ancora Londra e Parigi. Anche New York,
che era la capitale mondiale del mercato al dettaglio, non aveva più di 300
tagliatori. La Prima Guerra Mondiale si rivelò disastrosa per tutti i livelli
dell’industria. La chiusura della sola miniera Premier portò al licenziamento
di quasi 15.000 lavoratori. I mercanti di Amsterdam e di Anversa non poterono
evitare la caduta dei prezzi e le banche sospesero il credito ai tagliatori.
Nel Sud Ovest dell’Africa tedesco, le pietre non
erano più consegnate alla Regie. Quando il Sud Africa, che faceva parte delle
Forze Alleate, occupò il territorio, i diamanti continuarono ad essere
accumulati nelle giacenze non potendo essere venduti sui mercati poiché
provenivano da una nazione nemica. Furono imposti dei controlli molto stretti
sulle esportazioni – e nacquero così quelli che oggi chiamiamo i “diamanti da
conflitto”.
Cento
Anni Dopo
Oggi, cento anni dopo, il nostro mondo è cambiato
per sempre. Uno straordinario capitolo di progresso economico è finito, si è
vanificato. Gran parte dell’Europa ed il mondo sono diventati un “un mucchio di
spade accatastato come un delicato gioco di jackstraws
(shangai, N.d.T.)”, per citare
Barbara Tuchman. I fatti accaduti dopo non rientrano nel punto di vista di
questo articolo. Nel 1919, quando la guerra finì, Ernest Oppenheimer si servì
dell’Accordo Tripartita come il punto di partenza per ridare forma e costrutto
all’industria – e questo è il mandato che proviene al nostro universo dei diamanti
dalla visionaria conferenza di un secolo fa.
Chaim Even Zohar: The
Day that Forever Shaped the Diamond World, traduzione di G. Giovannini
Torelli, 31 luglio 2014, www.idexonline.com
[1] I nomi
dei dieci broker del London Diamond Syndicate di quell’epoca erano: Wernher
& Beit, Barnato, Mosenthal, Dunkelsbuhler, Joseph, Cohen, Lilienfeld,
Gervers, Neumann e Feldheimer (N.d.T.).
[2] Ernest
Oppenheimer era nato in una numerosa famiglia di Francoforte in Germania. Il
padre era un mercante ebreo di sigari. Ernest, con alcuni dei suoi fratelli,
lavorava con il broker Dunkelsbuhler con cui aveva vincoli di parentela. In
seguito la Corona Britannica gli riconobbe il titolo di Sir (N.d.T.). Vedi l’articolo La De Beers e gli Oppenheimer nel blog http://economiadeldiamante.blogspot.it
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