lunedì 22 settembre 2014

"Il Giorno che fu Creato l'Universo dei Diamanti" di Chaim Ever Zohar

Nel corso dell’estate del 2014 si sono tenute svariate commemorazioni e convegni sul centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra. Il noto giornalista specializzato nell’industria dei diamanti Chaim Even Zohar, tuttavia, ci fa scoprire che in quei giorni un altro tipo di guerra stava iniziando: quella fra i produttori di diamanti all’alba della nascita di una serie di accordi – e disaccordi – internazionali. Il seguente interessantissimo articolo The Day that Forever Shaped the Diamond World, tradotto da Guido Giovannini Torelli, è stato pubblicato in inglese il 31 luglio 2014 sul sito www.idexonline.com

Il Giorno che Fu Creato l’Universo dei Diamanti
di Chaim Ever Zohar

Il 30 luglio 1914 – cento anni fa – due tipi di negoziazioni completamente differenti tra loro si svolgevano in alcune sale di riunione ed uffici governativi saturi di fumo: una doveva impedire lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e l’altra doveva impedire il temuto crollo del mondo dei diamanti. Mentre la prima è ben documentata, la seconda è più complicata ed io mi sono spesso chiesto se, in quel tempo, i governanti dei paesi produttori avessero realizzato l’enormità dell’impatto delle azioni derivanti da queste discussioni.
Osserviamo dunque gli eventi paralleli che accaddero in quel fatidico giovedì 30 luglio 1914 e nel susseguente fine settimana. Gli storici riportano che durante il giorno gli imperatori, ambasciatori, primi ministri e politici di tutto il mondo si scambiavano proposte, garanzie, assicurazioni, minacce; poi, a notte fonda, arrivò l’ordine di “mobilitazione” della Russia e ciò cambiò istantaneamente l’agenda globale cercando di evitare che il conflitto fra Austria e Serbia deflagrasse in una guerra mondiale, cosa che tuttavia successe quella stessa domenica.
Nel 1918, i quattro imperi europei che rimasero coinvolti nel conflitto erano completamente distrutti; da quindici a venti milioni di persone vi avevano trovato la morte; i motivi che avevano tramutato una semplice battaglia nella penisola balcanica in una Grande Guerra erano divenuti marginali; la susseguente eruzione del comunismo e del fascismo era ancora più pericolosa degli antidoti pianificati dagli Alleati contro questi fenomeni prima della guerra.
Ad un seminario di Progressive Economy tenutosi a Washington durante la settimana [di fine luglio 2014, N.d.T.] alcuni studiosi hanno valutato che oggi, un secolo dopo, “l’evento bellico e le sue conseguenze ancora pongono degli imbarazzanti interrogativi sulla politica e la natura umana: le ragioni per le quali la diplomazia e gli armamenti possono andare in crisi; le relazioni fra la politica astratta e le decisioni tattiche dei governi e dei capi militari; l’umore della gente e l’esperienza dei soldati e, soprattutto, le imprevedibili conseguenze di un conflitto”.

Gli Anni di Formazione dell’Industria dei Diamanti
Questi pensieri su politica e natura umana emergevano anche negli anni che dettero vita all’industria dei diamanti, partendo dall’estrazione per arrivare alla loro commercializzazione. All’inizio del XX secolo, il Sud Africa mise a profitto quello che era chiamato un “monopolio naturale” sulla produzione del minerale. In quel tempo vi erano miniere in concorrenza ed un “sindacato” basato a Londra, costituito da distributori indipendenti che s’impegnavano ad acquistare delle quote di produzione da alcune specifiche miniere.
Nei primi anni del 1900, il novantotto percento circa dei diamanti grezzi proveniva da una sola zona geografica, da una nazione. Questa circostanza venne a cambiare nel 1908 quando i diamanti alluvionali furono trovati nelle aride sabbie del deserto dell’Africa del Sud Ovest (oggi Namibia). Nel 1894 il Cancelliere tedesco Bismarck aveva posto quel territorio sotto il protettorato della Germania, assoggettando gli Ottentotti ed altre tribù locali.
In quei tempi, la De Beers mostrò uno scarso interesse nelle miniere alluvionali (a cielo aperto), credendo invece che, a lungo termine, il futuro dell’estrazione fosse basato nelle miniere sotterranee (di scavo). La compagnia semplicemente sottovalutò la minaccia posta dalla produzione alluvionale. La recessione americana del 1907 aveva rallentato il commercio globale dei diamanti; le miniere della De Beers (che all’epoca era solo uno dei produttori) erano state chiuse, la produzione dimezzata, il personale dismesso e le giacenze aumentavano. Questi erano i giorni prima della guerra. Uno storico scrive: “De Beers ed il Sindacato non erano eccessivamente preoccupati dai depositi alluvionali dell’Africa del Sud Ovest. I direttori della De Beers, saldamente votati com’erano all’estrazione sotterranea, erano caparbi e, come molti uomini anziani, molto conservativi nelle loro scelte. De Beers era diventata un’organizzazione sonnolenta” (Jessup).
Il non rivolgere seriamente la propria attenzione al controllo di questi depositi nel Sud Ovest dell’Africa, provò essere un errore storico per la De Beers. Ben presto quindici piccole compagnie minerarie stavano estraendo diamanti da una striscia di costa di circa cento chilometri, dopo aver ricevuto le concessioni dalla Kolonial Gesellschaft che poi si sviluppò nella Deutsche Diamanten Gesellschaft. Quest’ultima possedeva tutti i diritti estrattivi per un accordo con l’ufficio tedesco delle Colonie (vi erano solo due concessioni date a “stranieri”).
I tedeschi ricalcarono punto per punto il sistema di vendita del sindacato di Londra. Nel 1900 fu stabilito un comitato di controllo chiamato Diamanten-Regie Gesellschaft che era incaricato di vendere tutta la produzione. La Regie eludeva Londra e vendeva la maggior parte del suo prodotto attraverso un sindacato di Anversa con il quale aveva un contratto (Quando alcuni lotti erano messi all’asta, l’offerta fatta da Anversa superava di solito quella di Londra – almeno fino al 1913). I commercianti di Anversa riuscivano ad ottenere dei prezzi quasi doppi per la loro merce in quel periodo prima della guerra.

“Relazioni Ostili” fra Compagnie Minerarie in Competizione
La maggior parte di noi è cresciuta in un ambiente dominato dal cartello del diamante che vanta una maniera piuttosto “signorile” di interagire fra i partecipanti al cartello stesso ma anche con la concorrenza “esterna”. Il riconoscimento e la realizzazione che, alla base, vi fosse l’interesse comune o l’interdipendenza economica, non vennero mai meno fra i produttori. Ma questo non era lo stato delle cose nel periodo prima del 1914 nell’allora ancora limitata comunità mineraria.
Per far capire come stavano i fatti, nel 1913 la produzione mondiale del grezzo fu di 6,7 milioni di carati con il valore di circa £ 12 milioni ai prezzi del 1913. Più del 44 percento del minerale estratto era di qualità industriale. Nel 1914, a cinque mesi dall’inizio della guerra, la produzione fu ridotta a 5,4 milioni di carati. [Usando i parametri del potere d’acquisto che indicano che cosa si può comprare oggi con £ 12 milioni ai prezzi del 1913, questa cifra è diventata l’equivalente di £ 941,5 milioni oppure $ 1,59 miliardi – quindi circa il 10 percento della produzione mondiale attuale. Secondo questi parametri, in termini di valore, la produzione era allora di $ 237 per carato ai prezzi odierni].
Ma ritorniamo al passato. Nel 1913 De Beers gestiva quattro miniere in Sud Africa che producevano un totale di circa 2,2 milioni di carati. Sempre in Sud Africa, l’antagonista miniera Premier, nello stesso anno, produceva una quantità identica di grezzo (presto il livello andò molto al di sotto di un milione di carati a causa dell’impoverimento delle risorse). Premier non voleva ridurre la sua produzione in modo artificiale sui libri contabili e questo non piaceva assolutamente alla De Beers. Il seguente commento ci da una vivida immagine delle relazioni che intercorrevano fra le due società:
“L’ostilità fra De Beers e Premier è continuata senza sosta scagliandosi l’una contro l’altra bordate di rabbiose accuse. Il presidente della Premier ha riportato ‘gli attacchi continui e costanti rivolti contro di noi da questi sommi sacerdoti della religione del diamante: il Taschi Lama di Jagersfontein ed il Dalai Lama di Kimberly … Tutto quello che posso dire è che né le proteste del presidente della De Beers né le contro-proteste del presidente della società di Jagersfontein ridurranno la produzione di questa compagnia di un solo carato’ ’’ (Jessup).
L’idea che Premier volesse volontariamente rientrare in un sistema di quote di produzione sembrava, a quel tempo, una missione impossibile.

La Conferenza di Londra
All’inizio del 1914 il governo del Sud Africa era molto preoccupato. Alcune miniere (Premier) stavano sperimentando un decremento nell’attività estrattiva e, di conseguenza, riscuoteva meno tasse. Aveva quindi spinto Premier, Jagersfontein e De Beers a fare delle offerte per la produzione proveniente dal Sud Ovest dell’Africa ma Anversa pagava sempre qualcosa di più. In Sud Africa il governo poteva sempre forzare le miniere a ridurre l’estrazione in periodi avversi – tuttavia le miniere alluvionali del Sud Ovest non dovettero mai ricorrere a restrizioni produttive. L’allora ministro delle finanze sud africano Smuts pensò che si sarebbe dovuto fare un tentativo per portare la Germania al tavolo per negoziare la creazione di un cartello di produzione. Quello fu il vero primo tentativo di organizzare le società minerarie in un contesto multinazionale.
Il Foreign Office tedesco approvò l’iniziativa ma insistette che le negoziazioni si tenessero a Londra, dove poteva essere discusso un sistema di quote nel quale ogni associato al cartello (broker) [1] s’impegnava ad acquistare una quota fissa della produzione. De Beers era favorevole all’idea, come ricorda un altro storico: “Al minimo accenno di un convegno, si cominciò a dire che il mercato potesse essere influenzato dai segni di cooperazione per ridurre l’eccesso di produzione”.
La data fu fissata per il 14 luglio 1914. I quattro maggiori produttori sud africani (De Beers, Premier, Jagersfontein, Koffiefontein) e quattro membri del sindacato di Londra s’incontrarono con i capi della Regie. (Ernest Oppenheimer partecipò solo come un rappresentante del broker Dunkelsbuhler. [2] A quell’epoca, infatti, nessun membro della famiglia Oppenheimer era direttamente coinvolto nella De Beers). Alla conferenza i termini per le quote internazionali furono discussi per la prima volta. Le compagnie minerarie fecero di tutto per mantenere segreti i termini dell’accordo ma il governo britannico non ne fu informato quindi fu considerato come uno specifico contratto commerciale.
Il convegno si concluse con il gradimento di tutti i partecipanti il 30 luglio 1914.

Termini dell’Accordo Tripartito
Il biografo di Ernest Oppenheimer si riferisce a questi fatti come “l’accordo tripartito stipulato fra i produttori sud africani, la Regie tedesca ed il sindacato di Londra” (Gregory). I membri stabilirono che avrebbero posto un tetto massimo alla distribuzione mondiale di diamanti di £ 12,5 milioni (che corrisponde infatti al totale venduto nell’anno 1913). Le quote furono fissate al 48 percento per De Beers, 19 per Premier, 11 per Jagersfontein e 21 per la Regie che avrebbe continuato a gestire tutte le operazioni nel Sud Ovest Africa.
L’importanza dell’Accordo Tripartito risiede nell’adozione delle procedure che, nel corso degli anni, evolsero in contratti di collaborazione fra il sindacato di Londra e la De Beers nei quali erano stabiliti gli assortimenti standard a prezzi base ed una percentuale fissa da riconoscere al venditore sui profitti ottenuti senza dividerli con i produttori. Vi era anche la costituzione di un “comitato di controllo” come già aveva fatto la Regie con due membri per ogni produttore e l’arbitraggio delle dispute da parte di “commissari” designati dai governi della Germania e del Sud Africa.
Abbiamo cercato di trovare dettagli sulle percentuali di commissione pagate. Una fonte afferma che “il sindacato avrebbe ricevuto una commissione del 4 percento del totale netto delle vendite più il 5 percento dei profitti, se ve ne fossero stati”. Le scorte dei vari membri del sindacato detenute all’inizio degli accordi sarebbero state messe in una cassa comune e sarebbero state vendute lungo un periodo di tre anni. I membri del sindacato potevano anche acquistare merce “all’esterno” ma con un tetto massimo di £ 500.000 l’anno.
L’Accordo Tripartito non fu mai attuato poiché pochi giorni dopo la firma scoppiò la guerra. Oggi ci chiediamo se le persone che parteciparono alle riunioni della fine di luglio 1914 immaginassero che un grande conflitto internazionale potesse deflagrare in qualsiasi momento. Probabilmente no. Gli storici concordano tuttavia nel rimarcare che, anche se questo Accordo non fu mai applicato, ciò non diminuisce il suo significato storico.
“I suoi obiettivi erano più che accademici. La piramide delle quote adottata ed il generale accoglimento del modo di condurre gli affari del sindacato come un modello di cartello dei produttori mondiali di diamanti era, di fatto, un enorme passo avanti nel regolamento internazionale per contratto del commercio di merci che erano rapidamente andate in iperproduzione. La lezione principale negli anni dopo il 1903 fu capita quando il sindacato e De Beers si resero conto che potevano influenzare i parametri della rivendita (ovvero le forniture ai centri di taglio) per la qualità gemma, ma non potevano controllare il flusso delle grandi quantità di pietre di qualità inferiore (near-gems e industrials, N.d.T.) poco prima della guerra” (Jessup).
L’altra cosa interessante di questo Accordo Tripartito è che i produttori decisero di dare scarsi dettagli ai propri azionisti. Vi furono certi accordi sui quali, anche allora, nessuno voleva parlare.

L’Industria del Diamante Prima della Guerra del 1914
Quando la Conferenza di Londra ebbe luogo, Amsterdam ed Anversa davano impiego a circa 22.000 lavoratori del diamante. La Germania ne aveva 800, la Svizzera 400 e meno ancora Londra e Parigi. Anche New York, che era la capitale mondiale del mercato al dettaglio, non aveva più di 300 tagliatori. La Prima Guerra Mondiale si rivelò disastrosa per tutti i livelli dell’industria. La chiusura della sola miniera Premier portò al licenziamento di quasi 15.000 lavoratori. I mercanti di Amsterdam e di Anversa non poterono evitare la caduta dei prezzi e le banche sospesero il credito ai tagliatori.
Nel Sud Ovest dell’Africa tedesco, le pietre non erano più consegnate alla Regie. Quando il Sud Africa, che faceva parte delle Forze Alleate, occupò il territorio, i diamanti continuarono ad essere accumulati nelle giacenze non potendo essere venduti sui mercati poiché provenivano da una nazione nemica. Furono imposti dei controlli molto stretti sulle esportazioni – e nacquero così quelli che oggi chiamiamo i “diamanti da conflitto”.

Cento Anni Dopo
Oggi, cento anni dopo, il nostro mondo è cambiato per sempre. Uno straordinario capitolo di progresso economico è finito, si è vanificato. Gran parte dell’Europa ed il mondo sono diventati un “un mucchio di spade accatastato come un delicato gioco di jackstraws (shangai, N.d.T.)”, per citare Barbara Tuchman. I fatti accaduti dopo non rientrano nel punto di vista di questo articolo. Nel 1919, quando la guerra finì, Ernest Oppenheimer si servì dell’Accordo Tripartita come il punto di partenza per ridare forma e costrutto all’industria – e questo è il mandato che proviene al nostro universo dei diamanti dalla visionaria conferenza di un secolo fa.

Chaim Even Zohar: The Day that Forever Shaped the Diamond World, traduzione di G. Giovannini Torelli, 31 luglio 2014, www.idexonline.com



[1] I nomi dei dieci broker del London Diamond Syndicate di quell’epoca erano: Wernher & Beit, Barnato, Mosenthal, Dunkelsbuhler, Joseph, Cohen, Lilienfeld, Gervers, Neumann e Feldheimer (N.d.T.).
[2] Ernest Oppenheimer era nato in una numerosa famiglia di Francoforte in Germania. Il padre era un mercante ebreo di sigari. Ernest, con alcuni dei suoi fratelli, lavorava con il broker Dunkelsbuhler con cui aveva vincoli di parentela. In seguito la Corona Britannica gli riconobbe il titolo di Sir (N.d.T.). Vedi l’articolo La De Beers e gli Oppenheimer nel blog http://economiadeldiamante.blogspot.it